venerdì 29 novembre 2013

Genitori strategici: l’approccio strategico e l’arte dello stratagemma nella gestione dei figli

Trascrizione dell’intervista radiofonica al dott. Bernardo Paoli co-autore del libro di Giorgio Nardone “Aiutare i genitori per aiutare i figli”
I problemi umani – dai disturbi più invalidanti alle difficoltà che quotidianamente dobbiamo affrontare – sono caratterizzati da un equilibrio, ovvero vengono mantenuti in piedi dalle azioni e reazioni messe in atto dalle persone coinvolte in essi.
Come un tavolo si regge su più gambe, così i problemi umani si reggono sulle azioni e reazioni che le persone coinvolte mettono in atto. Per quanto questo equilibrio possa essere doloroso o fastidioso, ogni persona coinvolta in un problema dà il suo  personale contributo al mantenimento del problema stesso. 
Provate ad immaginare un tavolo triangolare che poggia su tre gambe, una per angolo. Una di queste gambe ce la mettiamo noi; se la togliamo, il problema cade.
Scopo della Terapia Breve Strategica è quindi sostenere il paziente a rompere l’equilibrio  che sostiene il problema, togliendo gli elementi che vanno ad alimentare il disturbo che lo fa soffrire.

“Il termine “strategico” fa riferimento a due tradizioni: da una parte la logica strategica matematica, dall’altra parte l’antica arte dello stratagemma.
Quando si parla di logica strategica in matematica si fa riferimento a procedimenti che si adattano all’obiettivo che si vuole raggiungere.  
La terapia strategica nasce dagli studi fatti in ambito logico, gli autori che hanno dato vita a questo approccio hanno scoperto che ogni problema umano regge su una logica e una volta individuata la logica su cui si mantiene un problema è molto rapido riuscire ad identificare la logica su cui costruire la soluzione che si adatterà sempre al tipo di problema.
E’ utile sottolinearlo: la soluzione si adatta al problema e non alle teorie di riferimento; nelle terapie tradizionali il terapeuta prima deve insegnare al paziente una nuova prospettiva – la sua – da cui guardare al problema.
Quindi prima insegna al paziente molte cose sui conflitti interiori, sui meccanismi di difesa, o su come si analizzano i pensieri irrazionali e automatici, e da questa presa di consapevolezza introduce poi un cambiamento.
Questa modalità è comunque efficace ma non è efficiente, ovvero funziona abbastanza bene ma funziona molto lentamente.
L’idea tradizionale è: prima ti spiego, poi ti faccio cambiare; quindi la consapevolezza, la razionalità, le spiegazioni e l’apprendimento precedono le emozioni e il cambiamento.
Nell’ottica strategica prima si cambia e poi si spiega; prima si introduce un cambiamento, da cui scaturirà un’esperienza emozionale correttiva e, solo alla fine, si danno delle spiegazioni su quello che è successo, anche perché sono le soluzioni efficaci che spiegano qual era la struttura del problema.
Quindi abbiamo parlato di tre grandi differenze:
la prima è che la terapia breve strategica nasce dagli studi sulla logica dei problemi e delle soluzioni;
la seconda è che non parte da una teoria di riferimento ma adatta il proprio intervento alle specificità del problema presentato dal paziente o dal cliente;
la terza è che prima si introduce un cambiamento di successo da cui scaturirà un’esperienza emozionale correttiva e, solo dopo ciò, si può accedere ad una spiegazione su com’è che funzionava il problema.
Quindi prima si cambia e poi si spiega; la consapevolezza arriva per ultima non per prima. Per introdurre un cambiamento così rapido – la maggior parte dei pazienti entro la terza seduta ha sbloccato il problema che ha portato in terapia – si utilizzano dei veri e propri stratagemmi.
Qui l’arte dello stratagemma, che arriva dall’antica Cina, è uno strumento essenziale; nelle situazioni di impasse saper abbandonare le logiche ordinarie e lasciarsi guidare dalle logiche non ordinarie dello stratagemma conduce rapidamente al superamento dei problemi”.
                                          
“Non è necessario portare i bambini dallo psicologo o dallo psicoterapeuta, anche perché non c’è miglior terapeuta per un figlio che il proprio genitore.
Ecco perché si parla di terapia indiretta: il terapeuta opera indirettamente sul bambino tramite i genitori che vengono eletti a “co-terapeuti” nell’intervento.
E’ importante che questo accada per due motivi.
Il primo motivo è che se un professionista si inserisce all’interno di un contesto familiare modifica il sistema stesso e toglie il genitore dal proprio ruolo; pensiamoci bene: il figlio che entra in terapia e vede che il terapeuta spiega ai genitori com’è che devono affrontare i problemi con lui fa capire che a guidare la famiglia non sono i genitori ma il terapeuta appunto.
Il secondo motivo è che i genitori hanno tutte le risorse necessarie per guidare il cambiamento.
Deve entrare nella stanza del terapeuta solo chi ha le risorse per il cambiamento e in famiglia ad avere queste risorse non sono i bambini ma i genitori: quando loro cambiano i figli li seguono in maniera estremamente rapida. 
Nell’ottica strategica si esce completamente dalla ricerca del “colpevole”, dalla ricerca di chi ha determinato o meno un certo problema, dalla ricerca delle cause passate
“E’ colpa della madre se il bambino è insicuro”, “E’ colpa del padre se la figlia piange appena qualcuno alza la voce”, “E’ colpa del bambino che disubbidisce sempre quando gli viene chiesto qualcosa”.
Questi discorsi non portano da nessuna parte.
Si esce dalla ricerca del colpevole e si inizia invece a domandarsi: “Come funziona ciò che non funziona?”, “Quando tuo figlio agisce in quel modo che trovi tanto fastidioso, tu come reagisci?”. La mamma come reagisce? Il papà come reagisce? Le loro reazioni hanno come esito che il bambino migliora nei suoi comportamenti o continua a fare quello che ha sempre fatto?
Il focus non è chi ha colpa ma chi è il primo che desidera cambiare.
Se tutte le volte che chiedi a tuo figlio di iniziare a fare i compiti lui piange, si lamenta, e inizia a perdere tempo, tu come reagisci?
Gli spieghi che deve fare i compiti? Urli? Ingaggi un braccio di ferro? Gli dici che dovrebbe provare piacere nel fare i compiti?
Se quello che stai dicendo o facendo non ha come esito il cambiamento del comportamento di tuo figlio, quella è la prima cosa che puoi cambiare”.

giovedì 7 novembre 2013

Evento: "CONOSCERE e RISOLVERE i PROBLEMI tra GENITORI e FIGLI"


CONOSCERE e RISOLVERE i PROBLEMI

tra GENITORI e FIGLI

Modelli di Famiglia e Problem Solving Strategico

per 

ASSOCIAZIONE INSIEME PER CRESCERE di STRONA (BI).




Roger Ubaldo BONINO

Educatore e Formatore  


conduce 2  incontri aperti al pubblico

 12 e 26 novembre 2013

dalle 20.30 alle 22.30


presso la Sede degli Alpini - Municipio di Strona


 

 

 





domenica 3 novembre 2013

Cos'è una Consulenza Breve Strategica ?






 

LA CONSULENZA BREVE STRATEGICA

E' un Intervento Professionale di Relazione d'Aiuto 

in inglese chiamato COUNSELING,

Si usa per affrontare in modo EFFICACE

una DIFFICOLTA' o raggiungere un OBIETTIVO

in diverse aree della Vita:

PERSONALI - FAMILIARI - SCOLASTICI - LAVORO

gli INCONTRI NON SUPERANO le 10 SESSIONI

E COME FUNZIONA?

1) si DEFINISCE il PROBLEMA e/o OBIETTIVO,

2) si RICONOSCONO le TENTATE SOLUZIONI DISFUNZIONALI

 3) si AIUTA il CLIENTE ad AGIRE

AZIONI EFFICACI

che rendano il CAMBIAMENTO INEVITABILE.

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Si definisce BREVE perché si può arrivare velocemente ad una SOLUZIONE con RISPARMIO di

TEMPO - DISAGIO - DENARO




venerdì 1 novembre 2013

STRATEGIA: "Ad una FORZA LINEARE anteporre una FORZA CIRCOLARE e VICEVERSA."



(Liberamente tratto dal libro di Giorgio Nardone: Cavalcare la propria Tigre - 2003 Ponte alle Grazie)
Archimede ci insegna con l'affermazione < datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo >,
che occorre anteporre un movimento circolare ad una forza lineare per rendere possibile il sollevamento o lo  spostamento di pesi altrimenti considerato impossibile. L'invenzione della ruota o la carrucola ne sono l'esempio. Al contrario se voglio bloccare qualcosa che rotola mi basta inserire un cuneo tra essa e la superficie di rotolamento: una piccola forza lineare è in grado di bloccare una potente forza circolare. Mediante poco si ottiene tanto.
Questo approccio mutuato dall'antichità (dalle arti marziali e dal taoismo) nella moderna epistemologia e la cibernetica viene chiamato < Casualità Circolare >, ovvero la concezione per cui Causa ed Effetto costituiscono un sistema circolare di reciprocità piuttosto che un mero processo sequenziale e lineare. Così si ottiene un Modello Scientifico più completo e corretto, perché prende in considerazione la Complessità dei rapporti tra i diversi componenti di un dato sistema.
Ma questo cosa vuol dire praticamente? Per esempio nell'arte della persuasione come insegna Blaise Pascal (Pensiero n.40) : < Quando si vuol dimostrare una cosa generale, occorre dare la regola particolare di un caso; ma se si vuol dimostrare un caso particolare, occorre cominciare dalla regola generale>, ovvero se voglio spiegare una cosa complicata dovrò utilizzare degli esempi particolari e semplici. Anche l'antico filosofo Gorgia insegnava che < Si deve disarmare la serietà dell'avversario con il riso, ed il riso con la serietà >.
Allo stesso modo dovrò utilizzare con una persona che usa un linguaggio semplice delle argomentazioni elaborate e contorte, alle quali lui cercherà di dare un senso semplice, trovando lui stesso le fondamenta di verità, finendo così per convincersene. Invece con un interlocutore che utilizza un linguaggio forbito e complicato dovrò penetrare la sua esposizione con fulminanti esempi concreti, facendo crollare la sua complessa argomentazione, obbligandolo ad aggrapparsi a ciò che gli proporrete come un assetato che si tuffa nell'acqua dell'oasi.
Quindi una persona che si pone in modo rigido sarà messo in crisi da chi si rivolgerà a lui in modo determinato ma dolce.
L'arte sta nel sapersi sintonizzare sul canale complementare a quello del nostro interlocutore.
Usato con perizia questo stratagemma guida alla soluzione di problemi interpersonali apparentemente insolubili.