venerdì 31 maggio 2013

IL COUNSELING VISTO DAI CLIENTI


sabato 18 maggio 2013

Solcare il mare all'insaputa del cielo

 
Dall'oriente è giunto fino a noi (grazie al prof. Giorgio Nardone)  un antico libro cinese di raccolte di stratagemmi: "36 Stratagemmi", salvato e custodito da monaci shaolin durante la rivoluzione culturale di Mao.
Questo libro rappresenta ancor oggi l'essenza del pensiero strategico.
 
Solcare il mare all'insaluta del cielo è il primo stratagemma e descrive la capacità strategica di fare qualcosa che sortisce evidenti effetti senza che la nostra azione venga notata, permettendoci di evitare le resistenze al cambiamento che vogliamo innescare.
 
Nel campo della comunicazione ciò avviene quando si guida l'interlocutore a prestare attenzione ad aspetti irrilevanti delle nostre argomentazioni-presentate però come fondamentali-o a indicazioni che lo costringano a concentrarsi su certi dettagli, mentre lo convinciamo a ciò che è importante proponendolo come marginale.

< Le suggestioni indirette funzionano meglio di quelle dirette> (1930, Milton Erickson).
 
Questo stratagemma risulta indicato per tutte quelle situazioni nelle quali affrontare direttamente l'ostacolo che si interpone tra noi e il nostro scopo risulta inefficace, pericoloso oppure eccessivamente dispendioso.
Solo dopo che l'effetto è stato sortito, lo stratagemma si rende esplicito.
Non vedere più a forza di guardare, non stupirsi più di quanto si ha sotto gli occhi, oppure essere convinti di vedere troppo bene: questo è il limite e il difetto in cui l'essere umano cadee di cui approfitta lo stratagemma del Solcare il mare all'insaputa del cielo.
Applicare questo stratagemma a se stessi è decisamente più funanbolico, poichè non è possibile distrarsi distrarsi volontariamente. Anzi più cerco di non pensare ad una cosa e più la penso: pensare di non pensare è pensare. Ad esempio, se un fumatore si impone di ridurre volontariamente il consumo giornaliero di sigarette il più delle volte fallisce miseramente. Ma se invece cerca di comprendere quali delle sigarette fumate, sono quelle davvero fumate con piacere durante la giornata e si impone di godersele pienamente rinunciando alle altre non altrettanto gustose, riuscirà senza fatica a ridurre a 5-6 sigarette al giorno il consumo.
L'attenzione qui è orientata più al piacere che alla rinuncia, permette di autoingannarsi producendo ciò che sarebbe stato impossibile attraverso uno sforzo di volontà. (tratto liberamente dal libro di Giorgio Nardone "Cavalcare la propria tigre" -Ed. Ponte alle Grazie

giovedì 16 maggio 2013

COME SEDURRE IL PROPRIO PARTNER


Non c’è travestimento che possa nascondere a lungo l’amore dov’è, né fingerlo dove non c'è.



Duca di La Rochefoucauld
[Tratto dal contributo di Giorgio Nardone a I dieci comandamenti della coppia curato da Jeffrey Zeig e Tami Kulbatski]
1. Proprio come in tutte le specie monogame, che durante la stagione degli accoppiamenti ripetono rituali di corteggiamento, anche nelle coppie umane che godono di stabilità è possibile constatare, per tutta la durata della relazione, rituali ricorrenti di seduzione. La seduzione reciproca è un processo circolare di feedback che rappresenta la linfa vitale della coppia.
2. Se desiderate essere sedotti, siate i primi a sedurre. Se amate essere corteggiati, siate i primi a corteggiare il vostro partner. Mai aspettare che sia l’amore ad arrivare a voi; siate i primi ad accendere la fiamma.
3. La seduzione mai dev’essere un agire diretto, ma una forma di comunicazione indiretta. Mai è una richiesta esplicita di amore o di sesso, ma un insieme di suggestioni in grado di evocare sensazioni nel partner. La seduzione è un linguaggio performativo.
4. Per sedurre è necessario comunicare in modo ambivalente: il linguaggio della seduzione è radicalmente diverso da quello informativo, in cui coerenza e congruenza sono essenziali. Gli ingredienti principali della seduzione sono i messaggi ambigui, le allusioni e l’evocare sensazioni.
5. Proprio come avviene quando si danza con il partner, nel sedurre la più stretta vicinanza si alterna a movimenti di allontanamento. Mai mantenere la stessa modalità di contatto nel tempo poiché anche lo stimolo più piacevole, se reso persistente, perde di impatto.
6. Nel sedurre il partner mai dimenticare che il linguaggio non verbale e para-verbale è più efficace di quello verbale; giocate con il partner scambiandovi sguardi, sorrisi, ammiccamenti: costruite e mantenete una complicità reciproca.
7. Ricordate che una persona seduttiva mai usa il sarcasmo ma l’ironia e lo fa in primo luogo nei confronti di se stessa, sottolineando le proprie debolezze.
8. Ricordate sempre di curare il vostro aspetto e il modo in cui vi presentate: è il modo migliore per indurre il partner a fare lo stesso.
9. La seduzione è veramente efficace se sa far credere al partner che per voi è la persona più desiderabile al mondo.
10. Non lasciate mai calare il sole sulla rabbia o ostilità verso il vostro partner. Fate in modo che ogni giorno si chiuda nel segno di un gesto intimo e affettuoso nei confronti della persona amata.
(dott. Bernardo Paoli)

PER STUDIARE MEGLIO, OBBLIGATI A NON STUDIARE



dott. Bernardo Paoli
Se devo chiedere a qualcuno di farmi un favore che richiede del tempo, lo chiedo a chi è già enormemente impegnato e non certo a chi ha molto tempo a disposizione.
Anonimo
[Tratto da Come non farsi bocciare a scuola di Matteo Rampin e Farida Monduzzi]
      
 
Se vi predisponete ad avere l'intero pomeriggio per studiare, è molto probabile che il tempo non vi basterà. Ugualmente, se decidete di dedicare un mese a preparare una ricerca, quasi sicuramente vi troverete a doverla fare l'ultimo giorno (una sindrome nota col nome di “compiti per le vacanze”).
Infatti è proprio l'abbondanza di tempo ciò che, confermandovi un'illusoria possibilità di gestirvi, vi priva della tensione necessaria ad affrontare la materia.
Sapete perfettamente che cosa accadrà: dopo aver detto “ho tutto il pomeriggio (o tutta la settimana, tutto il mese, tutto l'anno) per togliermi dalle scatole questa noia”, con logica ferrea vi si affaccerà alla mente l'ovvia riflessione “perché quindi dovrei mettermi in agitazione?”. Con flemma anglosassone e precisione elvetica disporrete sul vostro tavolino quel minimo di supporto logistico che è indispensabile quando si tratta di sostare davanti ai libri per un pomeriggio intero: carta e penne in abbondanza, evidenziatori in varie gamme di colori e fosforescenze, pc acceso, radio sintonizzata sul canale preferito, cellulare a pochi centimetri dalla vostra mano, foto dell'amato/a da rimirare sospirando, bibite energetiche, integratori di sali minerali, prodotti multivitaminici, merendine e snack variamente assortiti, pettine o spazzola per capelli, specchietto per verificare l'acconciatura, supplemento di carta per ghirigori, gatto sulle ginocchia, gabbia con criceti o vasca di pesci rossi a fianco del libro per creare un clima di intimità e rispetto per la natura, cuscino da piazzare sotto i glutei o dietro la schiena in tutte le possibili combinazioni ergonomiche, manubri per body building cui dedicarsi in parallelo allo studio, e pochi altri oggetti essenziali.
L'esito di questa preparazione è scontato: nell'arco di una quindicina di secondi il pc occhieggerà richiamando la vostra attenzione, il cellulare esigerà il doveroso tributo, snack e merendine scompariranno dal tavolo senza che ve ne accorgiate per poi ricomparire sulla vostra fronte, i criceti si accoppieranno, il gatto proverà ad eludere la vostra sorveglianza della vaschetta dei pesci, la radio diraderà una notizia da comunicare istantaneamente a tutti i vostri contatti, guarderete distrattamente l'orologio e sobbalzerete atleticamente sul cuscino scoprendo che è già ora di cena.
Per non subire ogni volta questo smacco, e per non dover ammettere che sì, la teoria einsteiniana della relatività del tempo è esatta, fate così: obbligatevi a non studiare.
Esatto, avete capito bene: fissate un determinato periodo di tempo (di cui stabilirete la durata in funzione della materia in questione), e costringetevi a non studiare all'infuori di quel periodo. Potrete studiare solo in quello spazio di tempo, dovrete impedirvi di studiare quando questo sarà finito.
La durata ideale di un periodo è quarantacinque minuti. Questi periodi di studio possono essere, naturalmente, più d'uno; per decidere quanti, fate così: considerate la materia, valutate quanti periodi vi serviranno, e al numero di periodi che avete stabilite sottraetene uno.
Non è necessario che vi sforziate di studiare, durante questi periodi: potete anche stare a sonnecchiare davanti al libro, se preferite. L'importante è che, quando il tempo è scaduto, sappiate che non potete più studiare.
Funziona sempre.

Bernardo Paoli, psicologo Torino, psicoterapia strategica, coach strategico
www.bernardopaoli.it - info@bernardopaoli.it

Il mito del "Nodo Gordiano".

Secondo una leggenda dell'antica grecia il "Nodo Gordiano" era un nodo con il quale il re della Frigia aveva legato il Carro di Zeus, un nodo talmente stretto e particolare da essere inestricabile.
 
Ci riuscì Alessandro Magno nel 334 a.C.:
dopo alcuni tentativi falliti, con la spada troncò il nodo di netto e divenne Imperatore.
 
Da allora il termine "Nodo Gordiano" è sinonimo di un problema che può essere risolto solo AGENDO con DECISIONE ed energia.

Conoscere il problema attraverso la soluzione !

Il Modello empirico-sperimentale alla base del Problem Solving Breve Strategico, ci guida alla conoscenza di un problema attraverso la soluzione.
Com'è possibile questo? Siamo stati educati alla logica che dobbiamo conoscere prima le cause di un problema per poter, solo dopo attenta analisi, cercare una soluzione.
Senza entrare in dettagli epistemologici che riguardano questo antico approccio alla conoscenza vediamo in seguito il suo funzionamento.
Quando si vuole aiutare una persona con un disagio/problema alla domanda <perchè?> (della causa), si sostituisce con la domanda <come?>.
Quindi non <Perchè Tizio ha un disagio?>, ma <Come funziona il suo disagio, come si è costruito e come continua a mantenerlo e ad alimentarlo, suo malgrado?>.
La domanda <perchè> risponde ad una spiegazione causale: data una certa causa,collocabile nel passato, non importa quanto remoto, dovrebbe essere sufficiente agire su quella, per modificare gli effetti nel presente.
La domanda <come> si sofferma pittosto a considerare la modalità di formazione e persistenza del problema nel <qui e ora>: che cosa la persona e/o il sistema intorno a lui si ostina a mettere in atto come soluzione fallimentare, che in quanto disfunzionale, continua a ad alimentare il problema stesso.
Questa modifica della strategia ci rende possibile la comprensione di <come> funziona quel problema e di come persiste nel tempo.
Da un punto di vista teorico applicativo è bene ribadire che il modello strategico si occupa del modo in cui l'essere umano percepisce e gestisce la propria realtà nella costante interazione con se stesso, con gli altri, con il mondo.
In questo senso anche i <problemi> dell'essere umano sono prodotti dall'interazione tra l'individuo e la realtà. Ciò che fa si che una difficoltà diventi un problema, e un problema una patologia, è quello che la persona fa e/o pensa (spesso il sistema intorno a essa) nel tentativo di risolvelverla.
Le reazioni e i comportamenti, le tentate soluzioni, che la persona utilizza per superare la propria difficoltà, nel momento in cui NON funzionano vengono, generalmente, utilizzati ancora di più (secondo la logica devastante del <più di prima>)(Watzlawick) complicando ulteriormente la situazione invece di risolverla. Si costruisce in questo modo<una modalità ridondante di reagire nei confronti di determinate percezioni>.
Tali risposte concorrono all'irrigidirsi sulla stessa logica di soluzione, rendendo il sistema disfunzionale, così che il problema esiste proprio in virtù di ciò che è stato fatto per tentare di risolverlo.
L'individuazione della Tentata Soluzione Disfunzionale diventa, quindi, il primo passo per individuare le <trappole> mentali con cui la persona ha costruito la propria realtà problematica.
Nello stesso tempo ci fornisce la chiave per il cambiamento, che consiste nel sostituire le modalità disfunzionali con azioni concrete funzionali, che cambierà quindi anche la modalità percettivo-reattiva dell'individuo.
(Liberamente tratto da "I volti della depressione" di Muriana,Pettenò,Verbitz. Ed.Ponte alle Grazie).

Sequenza riassuntiva delle FASI di un processo di Problem Solving Strategico

Prof. Giorgio Nardone
PROBLEMA/OBIETTIVO
  • Se si lavora sul problema/i dichiarato si prende avvio dalla sua definizione.
  • Se si lavora su un miglioramento/obiettivo da realizzare si partirà dall’obiettivo da raggiungere per poi analizzare i problemi da risolvere e le resistenze al cambiamento da superare.
Durante tutte le fasi dell’intervento viene utilizzata la tecnica del DIALOGO STRATEGICO, che può essere applicata a tutte le tipologie di problema, richiede però una costante forma di adattamento alla irripetibilità dei contesti, delle situazioni, delle persone.
ACCORDARE L’OBIETTIVO
Una volta definito il problema, si cerchi di descrivere quali sarebbero i cambiamenti concreti che, una volta realizzati, farebbero affermare che questo è risolto. Ovvero definire l’obiettivo da raggiungere. Questo è il secondo passo di un processo di Problem Solving strategico
TECNICA DEL COME PEGGIORARE
“se vuoi drizzare una cosa impara prima tutti i modi per storcerla di più”.

Il lettore nei confronti del problema da lui prescelto, a questo punto, si domandi:
«Se io volessi far peggiorare ulteriormente la situazione invece che migliorarla come potrei fare?» e cerchi di enumerare tutte le possibili modalità. «Quali sono tutti i metodi o le strategie che se adottate mi porterebbero ad un sicuro fallimento nel mio progetto?».
TECNICA DELLO SCENARIO OLTRE IL PROBLEMA
Al fine di essere ancora più concretamente focalizzati sull’obiettivo da raggiungere abbiamo formalizzato un’altra innovativa manovra: l’immaginare lo scenario ideale al di là del problema. Domandarsi quale sarebbe lo scenario, riguardo alla situazione da cambiare, una volta che il problema fosse completamente risolto o, nel caso di miglioramenti da ottenere, che l’obiettivo fosse completamente raggiunto. In altri termini si deve di proiettare la nostra mente ad immaginare quali sarebbero tutte le caratteristiche della situazione ideale dopo aver realizzato il cambiamento strategico.
TECNICA DELLO SCALATORE
Quando si ha un problema complesso da risolvere, al fine di costruire una strategia efficiente oltre che efficace, risulta utile partire dall’obiettivo da raggiungere ed immaginare lo stadio subito precedente, poi lo stadio precedente ancora, sino a giungere al punto di partenza. Il tutto in modo tale da suddividere il percorso in una serie successiva di stadi; ciò significa frazionare l’obiettivo finale in una serie successiva di micro-obiettivi che però prendono avvio dal punto di arrivo per tornare indietro sino al primo passo da eseguire. Questa strategia mentale contro intuitiva, appare chiaro, permette di costruire agevolmente la sequenza di azioni da realizzare per risolvere un problema partendo dal più piccolo ma concreto cambiamento possibile.
AGGIUSTARE IL TIRO PROGRESSIVAMENTE
Talvolta i problemi sono complessi al punto tale da richiedere non una sola soluzione ma una serie di queste in sequenza. Come nel gioco delle scatole cinesi o delle matrioska russe, aperta la prima se ne trova un’altra al suo interno da schiudere, dentro la quale ce n’è un’altra ancora e così di seguito sino all’ultima.
Di fronte a situazioni di questo tipo è fondamentale evitare di voler affrontare insieme tutti i problemi ma iniziare ad affrontare il più accessibile. Una volta risolto il primo passare al secondo e così via, mantenendo però fin dall’inizio la visione della globalità e delle interazioni possibili fra le concatenazioni tra i problemi. Così facendo si evita di perdersi nella ingestibile complessità delle interrelazioni mentre si opera concretamente, ma, al tempo stesso, si mantiene la visione dell’insieme.
Per saperne di più
CAVALCARE LA PROPRIA TIGRE, G. Nardone, 2003; Ponte alle Grazie Ed. Milano
- Spanish Edition, 2004, El arte de la estrategema, RBA Libros, Barcellona
- French Edition, 2008, Chevaucher son tigre - Editions du Seuil. Paris

Libro di Giorgio Nardone "AIUTARE I GENITORI AD AIUTARE I FIGLI"