Il Modello empirico-sperimentale alla base del Problem Solving Breve Strategico, ci guida alla conoscenza di un problema attraverso la soluzione.
Com'è possibile questo? Siamo stati educati alla logica che dobbiamo conoscere prima le cause di un problema per poter, solo dopo attenta analisi, cercare una soluzione.
Senza entrare in dettagli epistemologici che riguardano questo antico approccio alla conoscenza vediamo in seguito il suo funzionamento.
Quando si vuole aiutare una persona con un disagio/problema alla domanda <perchè?> (della causa), si sostituisce con la domanda <come?>.
Quindi non <Perchè Tizio ha un disagio?>, ma <Come funziona il suo disagio, come si è costruito e come continua a mantenerlo e ad alimentarlo, suo malgrado?>.
La domanda <perchè> risponde ad una spiegazione causale: data una certa causa,collocabile nel passato, non importa quanto remoto, dovrebbe essere sufficiente agire su quella, per modificare gli effetti nel presente.
La domanda <come> si sofferma pittosto a considerare la modalità di formazione e persistenza del problema nel <qui e ora>: che cosa la persona e/o il sistema intorno a lui si ostina a mettere in atto come soluzione fallimentare, che in quanto disfunzionale, continua a ad alimentare il problema stesso.
Questa modifica della strategia ci rende possibile la comprensione di <come> funziona quel problema e di come persiste nel tempo.
Da un punto di vista teorico applicativo è bene ribadire che il modello strategico si occupa del modo in cui l'essere umano percepisce e gestisce la propria realtà nella costante interazione con se stesso, con gli altri, con il mondo.
In questo senso anche i <problemi> dell'essere umano sono prodotti dall'interazione tra l'individuo e la realtà. Ciò che fa si che una difficoltà diventi un problema, e un problema una patologia, è quello che la persona fa e/o pensa (spesso il sistema intorno a essa) nel tentativo di risolvelverla.
Le reazioni e i comportamenti, le tentate soluzioni, che la persona utilizza per superare la propria difficoltà, nel momento in cui NON funzionano vengono, generalmente, utilizzati ancora di più (secondo la logica devastante del <più di prima>)(Watzlawick) complicando ulteriormente la situazione invece di risolverla. Si costruisce in questo modo<una modalità ridondante di reagire nei confronti di determinate percezioni>.
Tali risposte concorrono all'irrigidirsi sulla stessa logica di soluzione, rendendo il sistema disfunzionale, così che il problema esiste proprio in virtù di ciò che è stato fatto per tentare di risolverlo.
L'individuazione della Tentata Soluzione Disfunzionale diventa, quindi, il primo passo per individuare le <trappole> mentali con cui la persona ha costruito la propria realtà problematica.
Nello stesso tempo ci fornisce la chiave per il cambiamento, che consiste nel sostituire le modalità disfunzionali con azioni concrete funzionali, che cambierà quindi anche la modalità percettivo-reattiva dell'individuo.
(Liberamente tratto da "I volti della depressione" di Muriana,Pettenò,Verbitz. Ed.Ponte alle Grazie).
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