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dott. Bernardo Paoli |
Anonimo
[Tratto da Come non farsi bocciare a scuola di Matteo Rampin e Farida Monduzzi]
Se vi predisponete ad avere l'intero pomeriggio per studiare, è molto probabile che il tempo non vi basterà. Ugualmente, se decidete di dedicare un mese a preparare una ricerca, quasi sicuramente vi troverete a doverla fare l'ultimo giorno (una sindrome nota col nome di “compiti per le vacanze”).
Infatti è proprio l'abbondanza di tempo ciò che, confermandovi un'illusoria possibilità di gestirvi, vi priva della tensione necessaria ad affrontare la materia.
Sapete perfettamente che cosa accadrà: dopo aver detto “ho tutto il pomeriggio (o tutta la settimana, tutto il mese, tutto l'anno) per togliermi dalle scatole questa noia”, con logica ferrea vi si affaccerà alla mente l'ovvia riflessione “perché quindi dovrei mettermi in agitazione?”. Con flemma anglosassone e precisione elvetica disporrete sul vostro tavolino quel minimo di supporto logistico che è indispensabile quando si tratta di sostare davanti ai libri per un pomeriggio intero: carta e penne in abbondanza, evidenziatori in varie gamme di colori e fosforescenze, pc acceso, radio sintonizzata sul canale preferito, cellulare a pochi centimetri dalla vostra mano, foto dell'amato/a da rimirare sospirando, bibite energetiche, integratori di sali minerali, prodotti multivitaminici, merendine e snack variamente assortiti, pettine o spazzola per capelli, specchietto per verificare l'acconciatura, supplemento di carta per ghirigori, gatto sulle ginocchia, gabbia con criceti o vasca di pesci rossi a fianco del libro per creare un clima di intimità e rispetto per la natura, cuscino da piazzare sotto i glutei o dietro la schiena in tutte le possibili combinazioni ergonomiche, manubri per body building cui dedicarsi in parallelo allo studio, e pochi altri oggetti essenziali.
L'esito di questa preparazione è scontato: nell'arco di una quindicina di secondi il pc occhieggerà richiamando la vostra attenzione, il cellulare esigerà il doveroso tributo, snack e merendine scompariranno dal tavolo senza che ve ne accorgiate per poi ricomparire sulla vostra fronte, i criceti si accoppieranno, il gatto proverà ad eludere la vostra sorveglianza della vaschetta dei pesci, la radio diraderà una notizia da comunicare istantaneamente a tutti i vostri contatti, guarderete distrattamente l'orologio e sobbalzerete atleticamente sul cuscino scoprendo che è già ora di cena.
Per non subire ogni volta questo smacco, e per non dover ammettere che sì, la teoria einsteiniana della relatività del tempo è esatta, fate così: obbligatevi a non studiare.
Esatto, avete capito bene: fissate un determinato periodo di tempo (di cui stabilirete la durata in funzione della materia in questione), e costringetevi a non studiare all'infuori di quel periodo. Potrete studiare solo in quello spazio di tempo, dovrete impedirvi di studiare quando questo sarà finito.
La durata ideale di un periodo è quarantacinque minuti. Questi periodi di studio possono essere, naturalmente, più d'uno; per decidere quanti, fate così: considerate la materia, valutate quanti periodi vi serviranno, e al numero di periodi che avete stabilite sottraetene uno.
Non è necessario che vi sforziate di studiare, durante questi periodi: potete anche stare a sonnecchiare davanti al libro, se preferite. L'importante è che, quando il tempo è scaduto, sappiate che non potete più studiare.
Funziona sempre.
Bernardo Paoli, psicologo Torino, psicoterapia strategica, coach strategico
www.bernardopaoli.it - info@bernardopaoli.it
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