Dall'oriente è giunto fino a noi (grazie al prof. Giorgio Nardone) un antico libro cinese di raccolte di stratagemmi: "36 Stratagemmi", salvato e custodito da monaci shaolin durante la rivoluzione culturale di Mao.
Questo libro rappresenta ancor oggi l'essenza del pensiero strategico.
Solcare il mare all'insaluta del cielo è il primo stratagemma e descrive la capacità strategica di fare qualcosa che sortisce evidenti effetti senza che la nostra azione venga notata, permettendoci di evitare le resistenze al cambiamento che vogliamo innescare.
Nel campo della comunicazione ciò avviene quando si guida l'interlocutore a prestare attenzione ad aspetti irrilevanti delle nostre argomentazioni-presentate però come fondamentali-o a indicazioni che lo costringano a concentrarsi su certi dettagli, mentre lo convinciamo a ciò che è importante proponendolo come marginale.
< Le suggestioni indirette funzionano meglio di quelle dirette> (1930, Milton Erickson).
Questo stratagemma risulta indicato per tutte quelle situazioni nelle quali affrontare direttamente l'ostacolo che si interpone tra noi e il nostro scopo risulta inefficace, pericoloso oppure eccessivamente dispendioso.
Solo dopo che l'effetto è stato sortito, lo stratagemma si rende esplicito.
Non vedere più a forza di guardare, non stupirsi più di quanto si ha sotto gli occhi, oppure essere convinti di vedere troppo bene: questo è il limite e il difetto in cui l'essere umano cadee di cui approfitta lo stratagemma del Solcare il mare all'insaputa del cielo.
Applicare questo stratagemma a se stessi è decisamente più funanbolico, poichè non è possibile distrarsi distrarsi volontariamente. Anzi più cerco di non pensare ad una cosa e più la penso: pensare di non pensare è pensare. Ad esempio, se un fumatore si impone di ridurre volontariamente il consumo giornaliero di sigarette il più delle volte fallisce miseramente. Ma se invece cerca di comprendere quali delle sigarette fumate, sono quelle davvero fumate con piacere durante la giornata e si impone di godersele pienamente rinunciando alle altre non altrettanto gustose, riuscirà senza fatica a ridurre a 5-6 sigarette al giorno il consumo.
L'attenzione qui è orientata più al piacere che alla rinuncia, permette di autoingannarsi producendo ciò che sarebbe stato impossibile attraverso uno sforzo di volontà. (tratto liberamente dal libro di Giorgio Nardone "Cavalcare la propria tigre" -Ed. Ponte alle Grazie)
Nessun commento:
Posta un commento